Gli individui d’indole perfezionista possono essere maggiormente predisposti a sindromi depressive. Nuove ricerche sottolineano, tra l’altro, che la depressione può a sua volta peggiorare le tendenze perfezionistiche in una sorta di circolo vizioso. La psicoterapia, concentrandosi sull’autostima e sull’auto-compassione, fornisce un valido aiuto per gestire e contenere entrambe le condizioni.
Cos’è il perfezionismo?
Il perfezionismo è un tratto caratteriale: una sorta di disposizione, stabile nel tempo, caratterizzato da sforzi e desideri di impeccabilità. I perfezionisti stabiliscono standard eccessivi per chiunque.
Le persone con questa attitudine tendono a preoccuparsi oltremodo e reagiscono oltremisura agli “errori”. Sperimentano, inoltre, una discrepanza tra il loro sé reale e il loro sé ideale e, soprattutto, temono la disapprovazione altrui. In genere hanno obiettivi molto ambiziosi e hanno interiorizzato aspettative di successo e produttività. Tale sproporzione, tuttavia, solo in pochi casi si associa a risultati reali.
Le conseguenze del perfezionismo
Sebbene, per certi versi, il perfezionismo si possa considerare uno stimolo a migliorare e a migliorarsi, quando si associa ad atteggiamenti altamente critici verso di sé, finisce per minare il raggiungimento degli obiettivi stessi.
Gli obiettivi irrealistici verso cui le persone ad alto livello di perfezionismo tendono – si pensi al bisogno di essere i migliori in tutto – incrementano la percezione del fallimento e decrementano quella della riuscita. La sensazione di aver fallito, inoltre, va ad alterare l’immagine che il perfezionista ha di se stesso.
Sebbene ci siano diversi studi che indagano il legame tra perfezionismo e sintomi depressivi, non è ancora perfettamente chiaro come questi si combinino e si interscambino.
La perfezione come forma di vulnerabilità o come conseguenza della depressione?
Conoscere gli effetti che perfezionismo e depressione hanno l’uno sull’altra, e che possono condurre a un circolo vizioso, porterebbe ad una migliore comprensione, e quindi ad una miglior gestione, del fenomeno.
In un recentissimo studio, pubblicato quest’anno, Smith e un gruppo di colleghi hanno revisionato alcuni studi che valutavano preoccupazioni e aspirazioni perfezionistiche per determinare come perfezionismo e depressione si alimentino a vicenda. Le tendenze perfezionistiche si estrinsecano nella convinzione che la perfezione sia richiesta a se stessi, sfociando nell’ossessione.
In sostanza, tale meta-revisione si domanda se il perfezionismo sia un fattore di vulnerabilità per i sintomi depressivi, una complicanza, oppure entrambe le cose.
Come fattore di vulnerabilità, il perfezionismo condurrebbe allo sviluppo di sindromi depressive; inteso come complicanza, invece, esso potrebbe sovrapporsi ed essere perfino amplificato dai sintomi della depressione.
I risultati emersi
Lo studio ha evidenziato alcune relazioni tra le due condizioni prese in esame, vediamone alcune:
– Le preoccupazioni del perfezionista sono un fattore di rischio per l’aumento dei sintomi depressivi nel tempo. Afflizioni insistenti e reiterate, infatti, portano a pensare, sentire e comportarsi in modo da favorire l’insorgenza dei sintomi depressivi. Le ansie perfezionistiche, inclusi l’eccesso di autocritica o la tendenza a reagire negativamente agli errori, creano un varco ai sintomi depressivi.
– Le persone con elevate preoccupazioni perfezioniste percepiscono le proprie relazioni sociali come negative, il che, spesso, li conduce a isolarsi o evitare interazioni ciò che, a sua volta, aumenta il rischio di depressione.
– Il rischio suddetto potrebbe anche essere dovuto ad una propensione a rispondere allo stress in modo disadattivo. In generale, obbligarsi alla perfezione vuol dire in qualche modo esporsi al fallimento poiché la perfezione non esiste.
– Per molte persone con elevate afflizioni perfezionistiche, l’esperienza dei sintomi depressivi può essa stessa essere intesa come fallimento. Ciò si traduce in ulteriori pressioni per soddisfare le aspettative e maggiori timori di insuccesso.
Il Circolo vizioso: tra Perfezionismo e Depressione
Lo studio ha rilevato che il perfezionismo auto-orientato, cioè rivolto verso se stessi, è dunque associato a una maggiore vulnerabilità verso i sintomi depressivi. D’altra parte, il perfezionismo non sembra essere una complicazione della depressione.
In altre parole, chi ricerca la perfezione è più a rischio di sviluppare sintomi depressivi, ma non sembra essere vero il contrario, cioè: è improbabile che si sviluppi una tendenza al perfezionismo come risultato della depressione.
Smith e colleghi hanno scoperto, inoltre, che perfezionismo e depressione spesso si fondono creando un circolo distruttivo: la necessità di perfezione rende vulnerabili alla depressione e, in qualche modo, è essa stessa esacerbata dal disturbo dell’umore.
Le persone con preoccupazioni perfezionistiche si ritroverebbero quindi in un circuito in cui l’ossessione della perfezione conduce ad una bassa autostima, alla sensazione di impotenza e, infine, alla prostrazione. Il che, a sua volta, intensifica l’ansia da prestazione in modo disadattivo.
La terapia dovrebbe dunque essere orientata a ridurre l’autocritica, a ridimensionare le aspettative irrealistiche, ad aumentare la compassione verso se stessi. Rivedere le proprie aspettative, ridurre l’auto giudizio, concentrarsi sul presente piuttosto che sulle incognite del futuro costituiscono una ricetta efficace, in grado di limitare il perfezionismo e di prevenire l’insorgenza di una sindrome depressiva patologica.