La timidezza racchiude un preciso insieme di componenti somatiche, affettive, cognitive e comportamentali. Va distinta dall’ansia sociale, in quanto la timidezza non è patologica seppure in qualche caso possa creare disagio. Vediamo dunque cos’è, quali sono le cause e cosa si nasconde dietro la timidezza.
Le caratteristiche della timidezza
La timidezza è un insieme di emozioni, sentimenti, atteggiamenti e comportamenti dell’animo umano. Nello specifico, si tratta di una tendenza a sentirsi a disagio, preoccupati o tesi durante le situazioni sociali, specialmente con persone non familiari. Le persone molto timide possono mostrare segnali fisici come arrossamento, sudorazione, battito cardiaco accelerato o mal di stomaco; sentimenti negativi su se stessi; si preoccupano di come gli altri li vedono; e in alcuni casi tendono ad evitare le interazioni sociali.
In realtà, la maggior parte delle persone si sente timida almeno una volta nella vita. In particolare, le caratteristiche della timidezza sono un insieme di componenti individuabili nelle seguenti:
- somatiche: battito cardiaco accelerato, tensione muscolare, respiro affannato, aumento della sudorazione all’interno di situazioni sociali;
- comportamentali: balbettio, inibizione sociale, ed evitamento delle relazioni e situazioni sociali;
- cognitive: aumento di pensieri negativi, pregiudizi negativi su se stessi;
- affettivo-emotive: vergogna, paura, imbarazzo;
Ecco che la timidezza può assumere dunque varie forme. Le tipologie di queste variano in relazione all’ansia manifestata e al tipo di giudizio che la persona ha di sé stessa. Una delle caratteristiche della timidezza più diffuse, d’altronde, è avere un’estrema coscienza di sé, nonché un’elevata tendenza a focalizzare l’attenzione sul proprio mondo interiore.
Non solo, dietro una persona timida si nasconde spesso una sofferenza elevata a causa della difficoltà ad affrontare le situazioni sociali, con un conseguente impatto sull’autostima. Quando parliamo di timidezza intendiamo cioè una particolare modalità di interazione con il mondo esterno che l’individuo ha sviluppato nel corso degli anni, a partire da precise concause genetiche e ambientali.
La timidezza è una modalità di interazione con l’ambiente che l’individuo ha appreso nel corso della propria vita, contraddistinta da precise caratteristiche somatiche, comportamentali, affettive e cognitive.
Perché sono timido?
Sul tema sono state svolte diverse ricerche in merito ai fattori genetici, biologici, temperamentali che potrebbero essere alla base del comportamento timido. In linea generale, si è visto che i fattori genetici giocano un ruolo inferiore rispetto a quelli ambientali. La timidezza, in altre parole, può essere considerata un effetto dell’interazione tra organismo e ambiente.
Ci sarebbero inoltre dei fattori di mantenimento, ovvero tutte quelle componenti cognitive che vanno a creare delle credenze che rinforzeranno il comportamento timido. Una delle credenze della timidezza è ad esempio la certezza che si faranno delle figuracce in pubblico, oppure la paura di diventare rossi in un qualsiasi contesto sociale. Tutto questo porta ad affrontare situazioni imbarazzanti con modalità comportamentali non sempre funzionali. Per risolvere il problema, pertanto, si devono mettere in atto delle strategie di coping, cioè di fronteggiamento delle situazioni.
La timidezza è causata da una serie di fattori temperamentali, ambientali, nonché a fattori di mantenimento cognitivo dei comportamenti.
Le strategie per affrontare e superare la timidezza
Per ridurre gli effetti e far sì che non incida sulle prestazioni sociali, si possono mettere in atto delle strategie contro la timidezza. Le principali strategie messe in atto sono di solito dirette a contrastare il problema, ma come dicevamo non sono sempre utili. In realtà, l’approccio migliore per chi vuole apprendere come superare la timidezza è capirne le dinamiche, modificando ciò che si fa e non ciò che si è. In altre parole, accettare il fatto di essere timidi, sviluppando al contempo quella caratteristica di cui si è carenti, ovvero la capacità di connettersi con gli altri e sviluppare una relazione. In tal senso, i passaggi sono:
- comprendere la timidezza;
- accettarla;
- capire cosa la innesca;
- fare una lista delle situazioni che causano ansia;
- rivedi i tuoi comportamenti ed emozioni nelle situazioni ansiose, cercando di controllarli in maniera consapevole.
Alcuni esercizi utili per arrivare all’ultimo punto in tal senso sono:
- rallentare la respirazione durante una conversazione e in tutte le situazioni che creano ansia;
- comprendere che l’ansia è una reazione anche fisiologica e normale;
- spostare l’attenzione su qualcos’altro, anziché su di sé;
- essere consapevoli e pronti a tollerare l’incerto;
- non paragonarsi agli altri;
- individuare i propri punti di forza nei contesti sociali e far leva su di essi.
Piuttosto che contrastare la timidezza, la migliore strategia di coping è accettarla per uscirne ancora più forti.
Quando la timidezza diventa un problema
Al di là delle strategie utili per superare la timidezza, può accadere che essa sfoci in qualcosa di più serio, configurandosi come una vera e propria patologia. Quando, infatti, la timidezza è tale da impedire le interazioni sociali, anche quando la persona stessa lo desidera, determinare problemi in aree importanti della vita, quali ad esempio il lavoro, le relazioni, interferisce significativamente con la qualità di vita della persona si parla di Patologia. In altra parole, la timidezza estrema, crea un disagio significativo e diventa un problema da affrontare in Psicoterapia. In quest’ultimo caso, in realtà, parliamo di Ansia Sociale, o come era in passato definita “fobia sociale”.
Per capire la differenza della timidezza con l’ansia sociale, dobbiamo rifarci ai criteri diagnostici del DSM 5 che la definiscono come la presenza di un’intensa paura, relativa a una o più situazioni sociali nelle quali la persona potrebbe essere osservata o giudicata dagli altri. La fobia sociale spinge a evitare i contesti temuti, non conversare con gli sconosciuti, a tal punto, a volte, da isolarsi completamente.
Rispetto alla timidezza, quindi, che raramente porta a un elevato evitamento delle situazioni sociali, la fobia sociale è un vero e proprio disturbo d’ansia indotto dall’esposizione a determinate situazioni interpersonali. Rappresenta pertanto un problema più serio che può essere superato soltanto con un percorso di psicoterapia.
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